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Interviste

Intervista a Francesco Nicita

Intervista a Francesco Nicita

 

Nome: Francesco
Cognome: Nicita
Professione: Architetto
Hobby: le moto e la vela

Tre aggettivi per definirsi: coerente, tenace ed appassionato

Da uno a tre la tua scala dei valori? la famiglia, il lavoro, la conoscenza

Cosa ti fa andare in bestia?Architetto non si può fare”, perfetta sintesi dell’omologazione e dell’ignoranza che ci circonda ogni giorno nel nostro lavoro

Cosa ti riconcilia col mondo:Cielo e mare” (cit. da “Fuocoammare”, Gianfranco Rosi, Italia 2016)

L’ultimo libro letto? Flatlandia di Edwin A. Abbott, Einaudi, Torino 2011

Che musica ascolti? Quando lavoro ascolto molto la radio, mi piace variare tra i generi musicali

Il viaggio che hai fatto o che vorresti fare? Vorrei tornare al più presto a New York, una città che non smette di sorprendermi per la sua capacità di trasformarsi ed evolversi continuamente

L’architetto internazionale che ha cambiato il tuo modo di concepire l’architettura ? Senza alcun dubbio Alvaro Siza Vieira, l’unico grande Maestro dell’architettura contemporanea

Il progetto che avresti voluto firmare tu ? Una delle case realizzate in Portogallo negli anni ‘90 da Eduardo Souto de Moura

Ottica Spoto, recente realizzazione dell'architetto Nicita.

Tre oggetti iconici che ti rappresentano? Lo “Sgabillo” di Max Bill prodotto da Zanotta, la lampada “Gi Gi”di Umberto Riva prodotta da Fontana Arte, la sedia “Y”(CH24) di Hans J. Wegner prodotta da Carl Hansen & Son

Come può un progetto e un oggetto resistere alle mode? Semplicemente non inseguendole

Cosa significa per te essere architetto oggi? Mettere ordine nelle vite degli altri, nel loro modo di abitare, di lavorare, di vivere insomma…

Qual è la tua idea di estetica e di funzione? Non riesco a pensare alle due cose scisse tra loro, non mi pongo nemmeno la questione della prevalenza dell’una sull’altra, sinceramente mi sembra anche un tema un po’ obsoleto

Quali le regole necessarie che segui per realizzare un buon progetto: parto sempre dal programma, dalle richieste del cliente, anche per provare a disattenderle, a volte…. Analizzo il tema proposto, cerco regole e principi, penso a possibili analogie, mi confronto con i committenti, verifico ipotesi di lavoro, infine le affido a bravi esecutori

Come ti approcci con la committenza? Reputo il confronto con la committenza un passaggio fondamentale dell’iter progettuale. I progetti meglio riusciti sono quelli in cui si è stabilito un buon equilibrio con i clienti.

La casa perfetta come deve essere? Ho imparato che la casa perfetta non esiste. Perfetta poi per chi ? Penso che trasformare un apparente difetto o limite in un elemento fortemente caratterizzante di un progetto sia il miglior risultato possibile da ottenere per un architetto.

Che importanza hanno gli interni nei tuoi progetti. Io intendo la progettazione degli interni come una pratica equivalente alla progettazione architettonica, non un momento da rimandare ad una fase successiva ed a questa chiaramente assegno la massima importanza.

La richiesta più strana che ti è stata fatta? Quella di posizionare un lavabo ad una altezza da terra di 140 centimetri in modo da poter fare lo shampoo in piedi. Non ho proprio potuto accontentarla...

Perché l’architettura di oggi risulta a volte inconcepibile? Perché è spesso un’architettura autoreferenziale, formalista ma molto fotogenica che nasce con l’unico obbiettivo di essere spendibile, ad uso e consumo di riviste e socials.

Come può un progetto e un oggetto resistere alle mode? Un’architettura o un oggetto possono diventare delle icone ma non nascono tali. La resistenza allo scorrere del tempo e delle mode e il riconoscimento da parte della collettività dovrebbe determinare la nascita di un’icona. Ma non è più così e la tua domanda ne è la prova. Nell’epoca della riproducibilità dell’opera d’arte, dei cloni e del consumo indiscriminato di modelli e di immagini solo la qualità indiscutibile di un progetto può determinare una vera icona.

Le tendenze del momento? E’ certamente il “vintage” e tutto il mondo del recupero e del riciclo che ci gira intorno. Molti bravi architetti attingono a piene mani da questo mondo ed io stesso non posso dire di rimarne insensibile. Mi sembra però che un movimento dai presupposti etici e socio/economici assolutamente condivisibili si sia via via trasformato nell’ennesima tendenza modaiola del momento e questo produce in me un’inesorabile caduta d’interesse.

Cosa ti aspetti dal futuro? Un altro progetto e poi un altro e un altro…